giovedì 6 settembre 2018

Università - Così è, "punto e basta"; metodi di dimostrazione alternativi


Studente straniero significa studente di università straniera. “Punto e basta. Lei non aveva inteso così? Pazienza, questo è il senso e così si applica e non è che i regolamenti possono trasformarsi in funzione di chi li legge.“



Credo sia stata quest’affermazione – insieme all'invito a rivolgermi al tribunale – che mi ha spinto a pensare seriamente che sarei andato avanti portando la questione in tutte le sedi opportune senza dar peso all’effort che ciò avrebbe richiesto. Sempre quella comunicazione mi ha fatto perdere interesse al riconoscimento economico, così da dichiarare che in caso di assegnazione l'avrei devoluto in beneficenza.

I genitori con i figli piccoli sovente utilizzano l’espressione “Punto e basta”. La mia opinione personale è che non sia un’affermazione da utilizzare verso chi ha più che ben argomentato con documentazione a supporto la sua tesi; specialmente se a supporto della propria non si porta nessuna documentazione pre-esistente.

Eppure si tratta dell’ambiente accademico/universitario dove ho acquisito importanti competenze e che mi ha permesso di fare esperienze personali, anche internazionali, di alto livello. In quell'ambiente durante i miei anni di studi ho incontrato validissimi professori, personale ausiliario molto disponibile ed ho avuto il piacere di condividere momenti di ripasso e preparazione di esami con colleghi studenti, amici, che ora lavorano in Google, Facebook o in altre importanti realtà in Italia o all'estero. Devo molto all'Università degli studi di Trento; sono il primo a riconoscerlo e spero che l’aver documentato questa vicenda contribuisca a migliorare ancora l’ateneo trentino.

In quell'ambiente, internazionale, a me tanto caro le dimostrazioni si fanno in altro modo; nella mia esperienza universitaria nessun docente ha mai risposto alla domanda argomentata di uno studente: “è così, punto e basta”. Nessuno ha mai sostenuto che un lemma di un teorema fosse “indiscutibile”, per poi senza ammettere che “indiscutibile” non fosse modificarlo, argomentando che era divenuto “fraintendibile”. Proprio perché l’università mi ha formato al metodo scientifico non riesco ad accettare spiegazioni d’imperio o pressapochiste.



“I believe in evidence. I believe in observation, measurement, and reasoning, confirmed by independent observers. I'll believe anything, no matter how wild and ridiculous, if there is evidence for it. The wilder and more ridiculous something is, however, the firmer and more solid the evidence will have to be.”





Questa è una delle mie citazioni preferite, attribuita ad Isaac Asimov. Nella sua semplicità spiega il problema alla base di questa questione. Uno dei prerequisiti da soddisfare per far parte dei laureati premiabili, presenti nella normativa approvata dal Senato Accademico rispetto al premio di merito, recita(va): non essere studente straniero inserito in un progetto di mobilità in entrata (ad es.: doppia laurea, LLP-Erasmus, ecc.)”.



Non ho idea delle caratteristiche fattuali e oggettive che voi attribuireste ad un soggetto che definite “Studente Straniero”. Quello a cui tengo però è il ragionamento, le osservazioni e la documentazione che riuscite a sviluppare per sostenere la vostra argomentazione. Se, ad esempio, le caratteristiche fattuali da voi individuate fossero “soggetto con indicazione del luogo di nascita diverso da Trento (Gerarchia fonti per ordine di importanza: Passaporto, Carta d’identità, Certificato di nascita)” e all'interno della normativa, in particolar modo della sezione “Definizioni” (presente nel documento), vi fosse la voce “Studente straniero: soggetto con indicazione del luogo di nascita diverso da Trento (Gerarchia fonti per ordine di importanza: Passaporto, Carta d’identità, Certificato di nascita)” avreste alla base della vostra assumption un ragionamento, un documento a supporto e una logica di disambiguazione (i.e. confutazione con documenti che provano l’identità del soggetto e l’attributo fattuale da verificare) che esclude casi ambigui. Nella normativa approvata dal Senato Accademico, è presente una sezione “Definizioni” dove però non compare la voce “studente straniero”. Non compare probabilmente perché il significato di “studente straniero” dovrebbe essere “ovvio”.    



Quando ero piccolo internet era ancora agli albori e la conoscenza era racchiusa in volumi spessi, dizionari e enciclopedie, ricordo ancora quando andavo in biblioteca a fare le ricerche. Ebbene il Treccani e il Garzanti (chiaramente in versione digitale) sono stati il mio primo punto di riferimento quando la mia caratterizzazione è stata messa in discussione con una interpretazione (fornitami senza attributi precisi), a mio modo di vedere,  differente da quella che il lettore del regolamento (e.g. un padre di famiglia che a 60+ anni valuta se riuscirà a mantenere la figlia all'università) potrebbe effettuare.



Credo che tutti voi abbiate una vostra idea delle caratteristiche che definiscono uno “studente straniero” senza consultare un dizionario. Probabilmente avete sentito notizie che riguardano studenti stranieri in qualche telegiornale, letto qualche articolo su un quotidiano ed avrete quindi la vostra opinione circostanziata basata sull'uso comune fatto di tale termine. Provate quindi, per gioco, a chiedere a vostro marito, a vostro figlio, ad un vostro collega di lavoro che significato attribuiscono a “studente straniero”.



Se qualcuno vi risponde che studente straniero è uno studente cittadino di uno stato estero probabilmente ha preso spunto dal dizionario; “straniero” quando attribuito ad una persona, secondo diffusi dizionari (e.g. Treccani, Garzanti), assume il significato: “che appartiene per cittadinanza a uno stato estero (e.g. “i turisti stranieri in Italia”)”. Se qualcun altro vi risponde che studente straniero è uno studente internazionale che necessita di visto di ingresso in Italia per soggiorni di lungo periodo, probabilmente è in linea con il MIUR ed in particolare con il portale “Studenti Stranieri” , dove così viene definito l’ambito di applicazione delle procedure per i soggetti a cui è dedicato il portale (i.e. gli Studenti Stranieri). Se invece vi dice che gli studenti stranieri rientrano in queste tre categorie: “cittadini non UE che vivono all'estero”, “cittadini non UE già soggiornanti in Italia (compresi nelle categorie di cui all'art. 26 l. 189/2002)”, “cittadini UE o italiani con titolo di studio estero”, probabilmente si è letto la “Guida alla carriera e ai servizi aglistudenti (Anno Accademico 2013/2014) - Università degli Studi di Trento” all'interno della quale il prospect/studente trova le informazioni - descritte in 94 pagine - relative alla maggior parte degli aspetti nei quali può essere coinvolto nella vita universitaria (compreso il Premio di Merito), ed ha notato una categorizzazione di “studente straniero”.



Rispetto a queste definizioni un cittadino italiano, residente in Italia, con titoli di studio conseguiti in Italia non risulta essere studente straniero. Le definizioni desumibili dalla “Guida alla carriera e ai servizi agli studenti (Anno Accademico 2013/2014) - Università degli Studi di Trento” o dal portale “Studenti Stranieri” risultano inoltre a mio avviso pertinenti all'ambito universitario e in particolare all'Università degli Studi di Trento. Infine, suppongo siano compliant con regolamenti, normative e leggi di rango superiore.



Se qualcuno vi risponde che “studente straniero” significa “studente di università straniera”, chiedetegli gentilmente per mio conto un qualche riferimento documentale precedente al 2014 che indichi quali sono gli attributi puntuali propri di un soggetto perché sia categorizzabile come studente di università straniera. Chiedetegli inoltre a che titolo la sua fonte documentale dovrebbe aver maggior valore di quelle sopra esposte rispettivamente pubblicate dall'Università degli Studi di Trento e dal MIUR. Ve lo chiedo perché ad oggi, dopo reiterate richieste in questo senso non ho risposte a queste domande.


Forse però interrogarci sul significato della voce “Studente straniero” è ormai uno sforzo futile. In seguito agli stessi ragionamenti, posti a diversi interlocutori dell’amministrazione universitaria qualcosa si è smosso. Il 10 maggio 2017 la normativa è stata modificata e l’attributo “straniero” scompare così dal documento. Il prerequisito viene modificato da:


a:




I regolamenti quindi non possono “trasformarsi in funzione di chi li legge”, ma l’università può modificarli; anzi può darne "un’interpretazione autentica” con valore retroattivo. Così “siccome qualcuno ha pensato di contestare questa (ovvia) interpretazione del termine "studente straniero" (come appunto il dott. Tait ha fatto) abbiamo modificato il regolamento per evitare di perdere tempo nel dare spiegazioni a chi non fraintendeva”.

Chiaramente, nel fare quest’operazione considerata di semplice “restyling”, nessuno ha pensato di informare chi aveva chiesto lumi riguardo all'applicazione di quel prerequisito specifico; modificato proprio a causa delle richieste di chiarimenti. E perché avrebbero dovuto avvisare? “La modifica è solo formale, non sostanziale” in quanto “il regolamento NON è stato modificato nel significato, ma solo nella forma per evitare ambiguità”.
   
Sempre tornando ad Isaac Asimov e all'importanza del ragionamento e delle evidenze mi chiedo perché se “l’interpretazione del termine studente straniero” sia “ovvia” e solamente una persona la contesta “(come appunto il dott. Tait ha fatto)” sia necessario modificare un regolamento che è rimasto invariato in quella sezione per anni. Trovate anche voi che effettuare una modifica per soddisfare il bisogno di “evitare di perdere tempo nel dare spiegazioni a chi non fraintendeva” sia per lo meno bizzarro? Quali spiegazioni avrebbero dovuto dare “a chi non fraintendeva” l’(ovvia) interpretazione del termine “studente straniero” da loro supportata? Ma soprattutto, perché  “chi non fraintendeva” avrebbe dovuto chiedere una spiegazione?

Vi invito comunque a rileggere il prerequisito pre e post modifica e provare a motivare, sempre attraverso un ragionamento articolato, che la modifica sia solo formale, ossia che i soggetti esclusi dal prerequisito pre e post modifica siano gli stessi. Mi spiace, ma nonostante abbia superato corsi di matematica discreta che trattano ampiamente l’insiemistica, io non ci riesco. Non riesco nemmeno a trovare in quale punto abbiano sostituito "Studente straniero" con "Studente di università straniera". La sostituzione è stata: Trova: "studente straniero" (occorrenze 1) Sostituisci con: "studente". 

La modifica del secondo prerequisito e l’interpretazione fornita di “studente straniero” sono solo due delle fattispecie che ho confutato. Forse dai virgolettati riuscite a capire il perché ho messo particolare impegno nel portare questa fattispecie ad essere discussa nel maggior numero possibile di sedi opportune. Non vado oltre, il video sottostante, senza alcun commento audio per non influenzare l'opinione di chi vorrà valutare autonomamente, ripercorre e documenta la modifica del prerequisito.


Termino questa analisi che, come credo abbiate potuto apprezzare, non vuole essere né filosofica né politica. Non si tratta di preferenziare soggetti sulla base di convinzioni politiche né di polemizzare sulle regole stabilite nella normativa che filtrano la platea premiabile. Si tratta della semplice applicazione di regole di un’offerta formativa. Il prospect che si immatricola ad un particolare corso di un determinato ateneo lo fa valutando costi/benefici e svariate altre fattispecie rispetto al pacchetto che l’ateneo offre. Modificare questo pacchetto a posteriori, specie in una caratteristica economica, non è corretto nei confronti di chi quel pacchetto lo ha valutato e si è impegnato a raggiungere determinati obiettivi per poi non ricevere quanto stabilito.

Per questo motivo ho scritto a tutti i rappresentanti degli studenti delle facoltà dell’ateneo trentino, poiché la modifica non riguarda solamente il sottoscritto, ma potenzialmente altri studenti. Ho chiesto il benestare a pubblicare in un repository pubblico l’intero scambio di comunicazioni, ma tale benestare mi è stato negato.

Nonostante non mi sia mai stato possibile esporre di persona quanto articolato in maniera puntuale più volte via mail, e che a mio modo di vedere non abbia ricevuto risposte altrettanto puntuali, il confronto è sempre stato civile. Spero questo venga riconosciuto anche dall'amministrazione universitaria. I temi legati alla modifica del regolamento sono molteplici e impattano potenzialmente molti studenti. Io resto sempre disponibile al confronto; se i rappresentanti degli studenti lo ritengono utile sarei ben disposto a presentare tutte le ambiguità riscontrate e ravvisate riguardo la modifica del regolamento/informativa sui premi di merito, anche in un’aula universitaria, a tutti coloro interessati al tema. Non sono chiuso al confronto nemmeno con chi si è rifiutato di fornire chiarimenti puntuali rispetto a richieste specifiche, che risulterebbe più che benvenuto. 

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Considerazioni personali

Alcuni leggendo l’articolo mi hanno chiesto se ho simpatie per la Lega, che tramite un suo esponente ha espresso un commento diretto nell'articolo. A questi rispondo che nei mesi scorsi ho portato l’argomento all'attenzione di esponenti politici locali anche di carattere diametralmente opposto e, pur tutti valutando l’ambiguità della presa di posizione dell’Università, hanno perorato il chiarimento della tematica in maniera differente.

Ho frequentato le scuole superiori con Denis Paoli; è certamente un ragazzo impegnato, che crede nelle battaglie che porta avanti in ambito politico, molto vicino alla realtà locale e ai problemi della gente. Il mio non vuole essere un endorsement, non sono impegnato in politica e le mie idee su macro-temi rilevanti non trovano certamente spazio nella disquisizione di una questione che non vuole essere politica ma basata semplicemente sulla documentazione e di principio. Non cerco paragoni astratti, compassione, fama, notorietà e nemmeno denaro.

“Lei è il paladino solo del principio che piace a lei (e che incidentalmente le porta dei soldi). Mi perdoni, ma non riesco a vederla nel ruolo di tutore dei principi…”

I soldi, specie se “meritati”, solitamente non fanno schifo a nessuno. Affermare il contrario sarebbe ipocrita. Ad ogni modo, vista la provocazione e per sottolineare la mia totale imparzialità nell'analisi effettuata, nell'estate 2017 ho inviato una comunicazione al Rettore nella quale dichiaro che nel caso mi fosse corrisposto, devolverei l’eventuale premio di merito ad una ONLUS/ONG.


Rispetto all'articolo che avete letto, ho inviato la documentazione relativa alla vicenda a cinque diverse testate giornalistiche locali (stessa e-mail, stessi allegati); non ho quindi preso posizione nemmeno sulla testata sulla quale la notizia sarebbe potuta eventualmente essere riportata. Ho semplicemente riportato fatti documentati (come nel video sopra proposto), questi sono stati poi descritti nella parte alta dell’articolo dalla redazione del giornale che ha autonomamente sintetizzato oltre quattro pagine di racconto in poche righe.

Per correttezza, segnalo un errore nell'articolo; è corretto affermare che, nonostante le numerose richieste di organizzare un’incontro con il Rettore e/o un funzionario dell’Università degli studi di Trento per chiarire la tematica di persona, tale richiesta non sia mai stata accolta. Questo nonostante le richieste di chiarimenti effettuate sia dall'Assessorato all'Università che dal Difensore Civico della provincia di Trento che, al contrario (differentemente da quanto riportato), ho incontrato personalmente e che si sono interessati al tema contattando direttamente l’Università degli studi di Trento.

Ringrazio personalmente sia il Difensore Civico che la sua assistente, che pazientemente hanno raccolto tutta la documentazione sulla tematica e, ritenendo il tema degno di essere perorato, hanno richiesto in maniera formale un chiarimento al Rettore. Nonostante il Rettore non abbia poi fornito le risposte puntuali richieste, ritenendo sufficienti le informazioni fino allora fornite (chiudendo quindi ad ogni richiesta di chiarimento), dal punto di vista legale la vicenda non poteva più essere portata avanti. A detta dell’ufficio del Difensore Civico, ma anche dell’avvocato contattato in seguito all'invito da parte del Rettore a rivolgermi a un tribunale, mi è stato fatto presente che un ricorso può essere fatto solo entro 30 giorni dalla mancata assegnazione del premio di merito.

L’Assessorato all'Università dopo aver appreso la vicenda ed aver fatto alcune verifiche interne, come azione concreta, ha solamente suggerito di contattare il Difensore Civico. Nessun altra azione è stata presa nonostante la presentazione di evidenze che a mio modo di vedere indeboliscono la fiducia nel sistema di incentivi per far si che più soggetti si iscrivano ai corsi universitari. L’innalzamento della quota di laureati rappresenta uno degli obiettivi dichiarati dell’Assessorato all'Università.

L’ecosistema trentino (e.g. UNITN, PAT) si impegna per incentivare gli studenti a iscriversi all'università attraverso diverse iniziative che, tramite agevolazioni economiche specifiche, favoriscano una maggior iscrizione all'istruzione terziaria.


Queste iniziative mirano a fornire incentivi economici a diverse tipologie di studenti e premiarli in maniera meritocratica. Diverse iniziative, vanno in diverse direzioni; ad esempio aiutare le famiglie meno abbienti e stimolare tutti gli studenti - indipendentemente dalla condizione economica -  a perseguire un percorso di studio virtuoso.

Il Premio di merito rappresenta una di queste misure, ancora oggi in vigore per i soggetti iscritti all'Università degli studi di Trento fino all'anno accademico 2015-2016 e terminerà di essere erogato nel 2022. Il premio che potenzialmente dà la possibilità al soggetto che si laurea presso l’Università degli studi di Trento di incassare fino a 5000 euro, è stato “ideato per premiare le loro capacità e il loro impegno nello studio e incentivare: a laurearsi presto, a impegnarsi sin dal primo anno in termini di esami e voti, a fare esperienze di studio all'estero e magari conseguire una Doppia Laurea in un’Università straniera convenzionata con Trento e ad ottenere valutazioni elevate, anche in termini di lode”. Fino a poco tempo fa svariati documenti, tra cui la pagina ufficiale che presenta il premio agli studenti pubblicizzava “L’importo del premio è assegnato valutando l’impegno nel percorso universitario, indipendentemente dalla condizione economica del laureato”. Da notare che oggi quella frase è stata modificata nella pagina web dedicata al premo di merito in “Il premio è assegnato valutando i risultati complessivi conseguiti nella carriera universitaria”. È stato quindi tolto il riferimento al fatto che il premio di merito viene erogato indipendentemente dalle condizioni economiche del soggetto che potenzialmente lo riceve. 



Gli incentivi e le iniziative prese dall'ecosistema trentino possono funzionare solo se sono chiare e se le istituzioni si prendono carico di onorarle. Le contraddizioni nelle fattispecie presentate (e.g. normativa e documentazione) sono evidenti, e spero che diversi organi di controllo anche grazie a questa segnalazione si attivino.

Credo che tutte le parti interessate abbiano interesse a interrogarsi su questa importante tematica, per fare chiarezza attraverso i rappresentanti degli studenti, non solo per i laureati coinvolti, ma anche per gli studenti e studentesse più giovani che si chiedono se intraprendere gli studi universitari e in che modo PAT e Università degli studi di Trento si impegnano nel tener fede alle misure approntate per aiutare economicamente gli studenti bisognosi o meritevoli; stranieri, italiani o trentini che siano - purché definiti in maniera chiara nei regolamenti che devono essere comprensibili alla famiglia media.