Studente straniero significa studente
di università straniera. “Punto e basta.
Lei non aveva inteso così? Pazienza, questo è il senso e così si applica e non
è che i regolamenti possono trasformarsi in funzione di chi li legge.“
Credo sia stata quest’affermazione
– insieme all'invito a rivolgermi al tribunale – che mi ha spinto a pensare
seriamente che sarei andato avanti portando la questione in tutte le sedi
opportune senza dar peso all’effort che ciò avrebbe richiesto. Sempre quella comunicazione mi ha fatto perdere interesse al riconoscimento economico, così da dichiarare che in caso di assegnazione l'avrei devoluto in beneficenza.
I genitori con i figli piccoli
sovente utilizzano l’espressione “Punto e
basta”. La mia opinione personale è che non sia un’affermazione da utilizzare
verso chi ha più che ben argomentato con documentazione a supporto la sua tesi;
specialmente se a supporto della propria non si porta nessuna documentazione
pre-esistente.
Eppure si tratta dell’ambiente accademico/universitario dove ho
acquisito importanti competenze e che mi ha permesso di fare esperienze
personali, anche internazionali, di alto livello. In quell'ambiente durante i
miei anni di studi ho incontrato validissimi professori, personale ausiliario
molto disponibile ed ho avuto il piacere di condividere momenti di ripasso e
preparazione di esami con colleghi studenti, amici, che ora lavorano in Google,
Facebook o in altre importanti realtà in Italia o all'estero. Devo molto all'Università
degli studi di Trento; sono il primo a riconoscerlo e spero che l’aver
documentato questa vicenda contribuisca a migliorare ancora l’ateneo trentino.
In quell'ambiente, internazionale,
a me tanto caro le dimostrazioni si fanno in altro modo; nella mia esperienza
universitaria nessun docente ha mai risposto alla domanda argomentata di uno
studente: “è così, punto e basta”.
Nessuno ha mai sostenuto che un lemma di un teorema fosse “indiscutibile”, per poi senza ammettere che “indiscutibile” non fosse modificarlo, argomentando che era
divenuto “fraintendibile”. Proprio perché
l’università mi ha formato al metodo scientifico non riesco ad accettare
spiegazioni d’imperio o pressapochiste.
“I believe in
evidence. I believe in observation, measurement, and reasoning, confirmed by
independent observers. I'll believe anything, no matter how wild and
ridiculous, if there is evidence for it. The wilder and more ridiculous
something is, however, the firmer and more solid the evidence will have to be.”
Questa è una delle mie citazioni
preferite, attribuita ad Isaac Asimov. Nella sua semplicità spiega il problema alla
base di questa questione. Uno dei prerequisiti da soddisfare per far parte dei
laureati premiabili, presenti nella normativa approvata dal Senato Accademico
rispetto al premio di merito, recita(va): “non
essere studente straniero inserito in un progetto di mobilità in entrata
(ad es.: doppia laurea, LLP-Erasmus, ecc.)”.
Non ho idea delle caratteristiche
fattuali e oggettive che voi attribuireste ad un soggetto che definite “Studente
Straniero”. Quello a cui tengo però è il ragionamento, le osservazioni e la
documentazione che riuscite a sviluppare per sostenere la vostra
argomentazione. Se, ad esempio, le caratteristiche fattuali da voi individuate
fossero “soggetto con indicazione del
luogo di nascita diverso da Trento (Gerarchia fonti per ordine di importanza: Passaporto, Carta d’identità,
Certificato di nascita)” e all'interno della normativa, in particolar modo
della sezione “Definizioni” (presente nel documento), vi fosse la voce “Studente straniero: soggetto con
indicazione del luogo di nascita diverso da Trento (Gerarchia fonti per ordine di importanza:
Passaporto, Carta d’identità, Certificato di nascita)” avreste alla base
della vostra assumption un ragionamento, un documento a supporto e una logica
di disambiguazione (i.e. confutazione con documenti che provano l’identità del
soggetto e l’attributo fattuale da verificare) che esclude casi ambigui. Nella
normativa approvata dal Senato Accademico, è presente una sezione “Definizioni” dove però non compare la
voce “studente straniero”. Non compare probabilmente perché il significato di “studente straniero” dovrebbe essere “ovvio”.
Quando ero piccolo internet era
ancora agli albori e la conoscenza era racchiusa in volumi spessi, dizionari e enciclopedie,
ricordo ancora quando andavo in biblioteca a fare le ricerche. Ebbene il
Treccani e il Garzanti (chiaramente in versione digitale) sono stati il mio
primo punto di riferimento quando la mia caratterizzazione è stata messa in discussione
con una interpretazione (fornitami senza attributi precisi), a mio modo di
vedere, differente da quella che il lettore
del regolamento (e.g. un padre di famiglia che a 60+ anni valuta se riuscirà a
mantenere la figlia all'università) potrebbe effettuare.
Credo che tutti voi abbiate una
vostra idea delle caratteristiche che definiscono uno “studente straniero”
senza consultare un dizionario. Probabilmente avete sentito notizie che
riguardano studenti stranieri in qualche telegiornale, letto qualche articolo
su un quotidiano ed avrete quindi la vostra opinione circostanziata basata sull'uso
comune fatto di tale termine. Provate quindi, per gioco, a chiedere a vostro
marito, a vostro figlio, ad un vostro collega di lavoro che significato
attribuiscono a “studente straniero”.
Se qualcuno vi risponde che
studente straniero è uno studente cittadino di uno stato estero probabilmente
ha preso spunto dal dizionario; “straniero” quando attribuito ad una persona,
secondo diffusi dizionari (e.g. Treccani, Garzanti), assume il significato: “che appartiene per cittadinanza a uno stato
estero (e.g. “i turisti stranieri in Italia”)”. Se qualcun altro vi
risponde che studente straniero è uno studente internazionale che necessita di visto di
ingresso in Italia per soggiorni di lungo periodo, probabilmente è in linea con
il MIUR ed in particolare con il portale “Studenti Stranieri” , dove così viene definito
l’ambito di applicazione delle procedure per i soggetti a cui è dedicato il
portale (i.e. gli Studenti Stranieri). Se invece vi dice che gli studenti stranieri
rientrano in queste tre categorie: “cittadini non UE che vivono all'estero”,
“cittadini non UE già soggiornanti in Italia (compresi nelle categorie di cui
all'art. 26 l. 189/2002)”, “cittadini UE o italiani con titolo di studio
estero”, probabilmente si è letto la “Guida alla carriera e ai servizi aglistudenti (Anno Accademico 2013/2014) - Università degli Studi di Trento”
all'interno della quale il prospect/studente trova le informazioni - descritte
in 94 pagine - relative alla maggior parte degli aspetti nei quali può essere
coinvolto nella vita universitaria (compreso il Premio di Merito), ed ha notato
una categorizzazione di “studente straniero”.
Rispetto a queste definizioni un
cittadino italiano, residente in Italia, con titoli di studio conseguiti in
Italia non risulta essere studente straniero. Le definizioni desumibili dalla “Guida
alla carriera e ai servizi agli studenti (Anno Accademico 2013/2014) -
Università degli Studi di Trento” o dal portale “Studenti Stranieri” risultano inoltre a mio avviso pertinenti all'ambito universitario e in
particolare all'Università degli Studi di Trento. Infine, suppongo siano
compliant con regolamenti, normative e leggi di rango superiore.
Se qualcuno vi risponde che “studente
straniero” significa “studente di università straniera”, chiedetegli
gentilmente per mio conto un qualche riferimento documentale precedente al 2014
che indichi quali sono gli attributi puntuali propri di un soggetto perché sia
categorizzabile come studente di università straniera. Chiedetegli inoltre a
che titolo la sua fonte documentale dovrebbe aver maggior valore di quelle
sopra esposte rispettivamente pubblicate dall'Università degli Studi di Trento
e dal MIUR. Ve lo chiedo perché ad oggi, dopo reiterate richieste in questo
senso non ho risposte a queste domande.
Forse però interrogarci sul
significato della voce “Studente straniero” è ormai uno sforzo futile. In
seguito agli stessi ragionamenti, posti a diversi interlocutori dell’amministrazione
universitaria qualcosa si è smosso. Il 10 maggio 2017 la normativa è stata
modificata e l’attributo “straniero” scompare così dal documento. Il prerequisito
viene modificato da:
a:
I regolamenti quindi non possono “trasformarsi in funzione di chi li legge”,
ma l’università può modificarli; anzi può darne "un’interpretazione autentica”
con valore retroattivo. Così “siccome
qualcuno ha pensato di contestare questa (ovvia) interpretazione del termine
"studente straniero" (come appunto il dott. Tait ha fatto) abbiamo
modificato il regolamento per evitare di perdere tempo nel dare spiegazioni a
chi non fraintendeva”.
Chiaramente, nel fare quest’operazione
considerata di semplice “restyling”, nessuno ha pensato di informare chi aveva
chiesto lumi riguardo all'applicazione di quel prerequisito specifico; modificato
proprio a causa delle richieste di chiarimenti. E perché avrebbero dovuto
avvisare? “La modifica è
solo formale, non sostanziale” in quanto “il regolamento NON è stato modificato nel
significato, ma solo nella forma per evitare ambiguità”.
Sempre tornando ad Isaac Asimov e
all'importanza del ragionamento e delle evidenze mi chiedo perché se “l’interpretazione del termine studente
straniero” sia “ovvia” e solamente una persona la contesta “(come appunto il dott. Tait ha fatto)”
sia necessario modificare un regolamento che è rimasto invariato in quella
sezione per anni. Trovate anche voi che effettuare una modifica per soddisfare
il bisogno di “evitare di perdere tempo
nel dare spiegazioni a chi non fraintendeva” sia per lo meno bizzarro?
Quali spiegazioni avrebbero dovuto dare “a
chi non fraintendeva” l’(ovvia) interpretazione del termine “studente
straniero” da loro supportata? Ma soprattutto, perché “chi non
fraintendeva” avrebbe dovuto chiedere una spiegazione?
Vi invito comunque a rileggere il
prerequisito pre e post modifica e provare a motivare, sempre attraverso un
ragionamento articolato, che la modifica sia solo formale, ossia che i soggetti
esclusi dal prerequisito pre e post modifica siano gli stessi. Mi spiace, ma
nonostante abbia superato corsi di matematica discreta che trattano ampiamente
l’insiemistica, io non ci riesco. Non riesco nemmeno a trovare in quale punto abbiano sostituito "Studente straniero" con "Studente di università straniera". La sostituzione è stata: Trova: "studente straniero" (occorrenze 1) Sostituisci con: "studente".
La modifica del secondo
prerequisito e l’interpretazione fornita di “studente straniero” sono solo due
delle fattispecie che ho confutato. Forse dai virgolettati riuscite a capire il
perché ho messo particolare impegno nel portare questa fattispecie ad essere
discussa nel maggior numero possibile di sedi opportune. Non vado oltre, il video sottostante, senza alcun commento audio per non influenzare l'opinione di chi vorrà valutare autonomamente, ripercorre e documenta la modifica del prerequisito.
Termino questa analisi che, come
credo abbiate potuto apprezzare, non vuole essere né filosofica né politica.
Non si tratta di preferenziare soggetti sulla base di convinzioni politiche né di
polemizzare sulle regole stabilite nella normativa che filtrano la platea
premiabile. Si tratta della semplice applicazione di regole di un’offerta
formativa. Il prospect che si immatricola ad un particolare corso di un determinato
ateneo lo fa valutando costi/benefici e svariate altre fattispecie rispetto al
pacchetto che l’ateneo offre. Modificare questo pacchetto a posteriori, specie
in una caratteristica economica, non è corretto nei confronti di chi quel
pacchetto lo ha valutato e si è impegnato a raggiungere determinati obiettivi
per poi non ricevere quanto stabilito.
Per questo motivo ho scritto a tutti i rappresentanti degli
studenti delle facoltà dell’ateneo trentino, poiché la modifica non riguarda
solamente il sottoscritto, ma potenzialmente altri studenti. Ho chiesto il benestare a pubblicare in un repository pubblico l’intero scambio di
comunicazioni, ma tale benestare mi è stato negato.
Nonostante non mi sia mai stato
possibile esporre di persona quanto articolato in maniera puntuale più volte
via mail, e che a mio modo di vedere non abbia ricevuto risposte altrettanto
puntuali, il confronto è sempre stato civile. Spero questo venga riconosciuto
anche dall'amministrazione universitaria. I temi legati alla modifica del
regolamento sono molteplici e impattano potenzialmente molti studenti. Io resto
sempre disponibile al confronto; se i
rappresentanti degli studenti lo ritengono utile sarei ben disposto a presentare tutte le ambiguità riscontrate e ravvisate riguardo la modifica del regolamento/informativa
sui premi di merito, anche in un’aula universitaria, a tutti coloro interessati
al tema. Non sono chiuso al confronto nemmeno con chi si è rifiutato di fornire
chiarimenti puntuali rispetto a richieste specifiche, che risulterebbe
più che benvenuto.
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Considerazioni personali
Alcuni leggendo l’articolo mi hanno
chiesto se ho simpatie per la Lega, che tramite un suo esponente ha espresso un
commento diretto nell'articolo. A questi rispondo che nei mesi scorsi ho portato l’argomento
all'attenzione di esponenti politici locali anche di carattere diametralmente
opposto e, pur tutti valutando l’ambiguità della presa di posizione dell’Università,
hanno perorato il chiarimento della tematica in maniera differente.
Ho frequentato le scuole
superiori con Denis Paoli; è certamente un ragazzo impegnato, che crede nelle
battaglie che porta avanti in ambito politico, molto vicino alla realtà locale
e ai problemi della gente. Il mio non vuole essere un endorsement, non sono impegnato in politica e le mie idee su
macro-temi rilevanti non trovano certamente spazio nella disquisizione di una questione che
non vuole essere politica ma basata semplicemente sulla documentazione e di
principio. Non cerco paragoni astratti, compassione, fama, notorietà e nemmeno
denaro.
“Lei è il paladino solo del principio che piace a lei (e che
incidentalmente le porta dei soldi). Mi perdoni, ma non riesco a vederla nel
ruolo di tutore dei principi…”
I soldi, specie se “meritati”,
solitamente non fanno schifo a nessuno. Affermare il contrario sarebbe
ipocrita. Ad ogni modo, vista la provocazione e per sottolineare la mia totale
imparzialità nell'analisi effettuata, nell'estate 2017 ho inviato una
comunicazione al Rettore nella quale dichiaro che nel caso mi fosse
corrisposto, devolverei l’eventuale premio di merito ad una ONLUS/ONG.
Rispetto all'articolo che avete
letto, ho inviato la documentazione relativa alla vicenda a cinque diverse
testate giornalistiche locali (stessa e-mail, stessi allegati); non ho quindi
preso posizione nemmeno sulla testata sulla quale la notizia sarebbe potuta eventualmente essere riportata. Ho semplicemente riportato fatti documentati (come nel video sopra proposto), questi sono stati
poi descritti nella parte alta dell’articolo dalla redazione del giornale che
ha autonomamente sintetizzato oltre quattro pagine di racconto in poche righe.
Per correttezza, segnalo un
errore nell'articolo; è corretto affermare che, nonostante le numerose
richieste di organizzare un’incontro con il Rettore e/o un funzionario dell’Università
degli studi di Trento per chiarire la tematica di persona, tale richiesta non
sia mai stata accolta. Questo nonostante le richieste di chiarimenti effettuate
sia dall'Assessorato all'Università che dal Difensore Civico della provincia di
Trento che, al contrario (differentemente da quanto riportato), ho incontrato personalmente e che si sono interessati al tema
contattando direttamente l’Università degli studi di Trento.
Ringrazio personalmente sia il
Difensore Civico che la sua assistente, che pazientemente hanno raccolto tutta
la documentazione sulla tematica e, ritenendo il tema degno di essere perorato,
hanno richiesto in maniera formale un chiarimento al Rettore. Nonostante il
Rettore non abbia poi fornito le risposte puntuali richieste, ritenendo sufficienti
le informazioni fino allora fornite (chiudendo quindi ad ogni richiesta di
chiarimento), dal punto di vista legale la vicenda non poteva più essere
portata avanti. A detta dell’ufficio del Difensore Civico, ma anche dell’avvocato
contattato in seguito all'invito da parte del Rettore a rivolgermi a un tribunale, mi è stato fatto
presente che un ricorso può essere fatto solo entro 30 giorni dalla mancata assegnazione
del premio di merito.
L’Assessorato all'Università dopo
aver appreso la vicenda ed aver fatto alcune verifiche interne, come azione concreta, ha solamente suggerito di
contattare il Difensore Civico. Nessun altra azione è stata presa nonostante la
presentazione di evidenze che a mio modo di vedere indeboliscono la fiducia nel
sistema di incentivi per far si che più soggetti si iscrivano ai corsi
universitari. L’innalzamento della quota di laureati rappresenta uno degli
obiettivi dichiarati dell’Assessorato all'Università.
L’ecosistema trentino (e.g.
UNITN, PAT) si impegna per incentivare gli studenti a iscriversi all'università
attraverso diverse iniziative che, tramite agevolazioni economiche specifiche,
favoriscano una maggior iscrizione all'istruzione terziaria.
Queste iniziative mirano a
fornire incentivi economici a diverse tipologie di studenti e premiarli in maniera
meritocratica. Diverse iniziative, vanno in diverse direzioni; ad esempio
aiutare le famiglie meno abbienti e stimolare tutti gli studenti -
indipendentemente dalla condizione economica - a perseguire un percorso
di studio virtuoso.
Il Premio di merito rappresenta una di queste misure,
ancora oggi in vigore per i soggetti iscritti all'Università degli studi di
Trento fino all'anno accademico 2015-2016 e terminerà di essere erogato nel
2022. Il premio che potenzialmente dà la possibilità al soggetto che si laurea
presso l’Università degli studi di Trento di incassare fino a 5000 euro, è
stato “ideato per premiare le loro
capacità e il loro impegno nello studio e incentivare: a laurearsi presto, a
impegnarsi sin dal primo anno in termini di esami e voti, a fare esperienze di
studio all'estero e magari conseguire
una Doppia Laurea in un’Università straniera convenzionata con Trento e
ad ottenere valutazioni elevate, anche in termini di lode”. Fino a poco
tempo fa svariati documenti, tra cui la pagina ufficiale che presenta il premio
agli studenti pubblicizzava “L’importo
del premio è assegnato valutando l’impegno nel percorso universitario,
indipendentemente dalla condizione economica del laureato”. Da notare che
oggi quella frase è stata modificata nella pagina web dedicata al premo di
merito in “Il premio è assegnato
valutando i risultati complessivi conseguiti nella carriera universitaria”.
È stato quindi tolto il riferimento al fatto che il premio di merito viene
erogato indipendentemente dalle condizioni economiche del soggetto che
potenzialmente lo riceve.
Gli incentivi e le iniziative
prese dall'ecosistema trentino possono funzionare solo se sono chiare e se le
istituzioni si prendono carico di onorarle. Le contraddizioni nelle fattispecie
presentate (e.g. normativa e documentazione) sono evidenti, e spero che diversi
organi di controllo anche grazie a questa segnalazione si attivino.
Credo che tutte le parti interessate abbiano interesse a interrogarsi su questa importante tematica, per fare chiarezza attraverso i
rappresentanti degli studenti, non solo per i laureati coinvolti, ma anche per
gli studenti e studentesse più giovani che si chiedono se intraprendere gli
studi universitari e in che modo PAT e Università degli studi di Trento si
impegnano nel tener fede alle misure approntate per aiutare economicamente gli
studenti bisognosi o meritevoli; stranieri, italiani o trentini che siano - purché definiti in maniera chiara nei regolamenti che devono essere comprensibili alla
famiglia media.
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